L’ALFA ROMEO

“L’Alfa Romeo non è una semplice fabbrica di automobili. Le sue auto sono qualcosa di più che automobili costruite in maniera convenzionale. È una specie di malattia, l’entusiasmo per un pezzo di trasporto. È un modo di vivere, un modo particolare di concepire un veicolo a motore. Qualcosa che resiste alle definizione. I suoi elementi sono come quei tratti irrazionali dello spirito umano che non possono essere spiegati con una terminologia logica. Si tratta di sensazioni, di passione, tutte cose che hanno più a che fare col cuore che col cervello”.

(Ing. Orazio Satta Puliga)


When I See an Alfa Romeo go by, I Tip my Hat.

(Henry Ford)


Il mito “Alfa Romeo” è un qualcosa che non tramonterà mai. La gloriosa Anonima Lombarda Fabbrica Automobili (ALFA vuol dire questo) è, invece, tramontata all’inizio degli anni ’90, quando ha cominciato a costruire vetture “troppo simili” a quelle che costruivano gli altri…

Quello che infatti rendeva uniche le Alfa, è proprio il fatto che avevano soluzioni spesso controcorrente, ma ancora più spesso avveniristiche, e, il tutto, a prezzi abbordabili da una grande fascia di persone. L’Alfa Romeo portava sempre ai massimi livelli le tecnologie già possedute; quando cambiava un motore o una sospensione, significava che il modello sino a quel momento utilizzato era ormai arrivato al massimo del suo sviluppo e non era più migliorabile.

Il possessore di un’ “Alfa 75 1.8 Turbo Q.V.” del 1990, era orgoglioso del fatto che il motore della sua automobile era quello che trent’anni prima montava una “Giulia GT” (con le dovute migliorie, ovviamente). Questo era spesso fonte di critiche, perché il motore era vecchio, perché era ancora del tipo a “corsa lunga” e tanto altro ancora; ma pochi però si ricordavano dei monoblocchi in lega di alluminio (quando quasi tutti usavano e usano la ghisa), che, nonostante le due valvole per cilindro, i motori Alfa sviluppavano potenze superiori ai ben più costosi “quattrovalvole”, che alcune Alfa montavano soluzioni raffinate quali il “variatore di fase” (oggetto di uno specifico brevetto da parte della Casa di Arese) o la doppia accensione, che i possessori di “Alfa 75” cambiavano il primo treno di gomme a quasi 50.000 Kilometri, tanto erano ripartite in maniera bilanciata le masse della vettura del Biscione.

Insomma, l’Alfa Romeo era la Casa che costruiva “La Berlina da famiglia che vince le corse”, come recitava una vecchia pubblicità della Casa del Portello.

(L’autore)

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